ZENONE

Le opere sono state esposte: Palazzo Ducale, Sale dell'Esedra, Mantova, 1990; Castello dei Pio, Carpi, 1990; Complesso Monumentale S. Michele a Ripa, Roma; Palazzo dei Diamanti, PAC, Ferrara, 1991; Palazzo Crepadona, Belluno, 1991; Palazzo dei Priori, Sala del Grifo e del Leone, Perugia, 1991.

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Altre Opere

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Narra Diogene Laerzio:

Fu uomo di gran pregio come filosofo e come politico; quello che è certo è che esistono libri suoi pieni di acutezza. Avendo tentato di spodestare il tiranno Nearco (altri dicono Diomedonte), venne catturato: così almeno dice Eraclide nell''Epitome di Satiro'. Fu interrogato, in questa occasione, sui complici e sulle armi che aveva condotto a Lipari e rispose denunciando tutti gli amici del tiranno, nella speranza di fargli il vuoto attorno; poi disse che voleva parlargli di qualcuno all'orecchio, ma glielo addentò, e non lasciò la presa fino a che non cadde trafitto.

Invece Demetrio negli 'Omonimi' dice che gli mozzò il naso coi denti. Antistene nelle "Successioni' dice che egli, dopo che ebbe denunciato gli amici del tiranno, fu da questi interrogato se c'era qualcun altro.
Egli rispose: "Tu, la rovina della città".
E poi ai presenti disse: "Mi meraviglio della vostra viltà, se è per timore di questo che io ora sopporto che siete servi della tirannide".
Da ultimo, mozzatasi coi denti la lingua, gliela sputò addosso.
I cittadini allora, incitati da questo esempio, subito abbatterono il tiranno.

Nato ad Elea verso la fine del VI secolo a.C., fu discepolo di Parmenide. La dottrina del maestro suscitò molte polemiche e fu compito di Zenone difenderla.

 

Narra Platone nel 'Parmenide':

Quivi si adunarono Socrate e molti altri con lui, desiderosi di sentir leggere lo scritto di Zenone (infatti allora era la prima volta che il lavoro, per opera loro, veniva introdotto in Atene); Socrate era allora molto giovane. Zenone stesso, dunque, dava lettura della sua opera ai convenuti; Parmenide in quel momento si trovava fuori... Questo scritto è una difesa del ragionamento di Parmenide, contro coloro che impresero a metterlo in ridicolo, dicendo che se l'essere è uno, le conseguenze a cui il ragionamento è costretto sono molte e ridicole e contrarie al ragionamento stesso. Dunque, questo scritto si contrappone a coloro che affermano la molteplicità e rende loro la pariglia e ancor più, volendo mostrare questo, che l'ipotesi della molteplicità sbocca a conseguenze più ridicole che l'ipotesi dell'unità, quando le conseguenze siano tratte opportunamente.

 

Filipono riporta la dimostrazione di Zenone
in difesa dell'unità e dell'immobilità dell'essere di Parmenide:

Il suo scolaro Zenone, venendo in aiuto del maestro, dimostrò che ciò che è deve necessariamente essere uno e immobile; e lo dimostrò con la dicotomia all'infinito dei continui. Infatti, se ciò che è non fosse uno e indivisibile, ma venisse diviso in una molteplicità di enti, nulla sarebbe propriamente uno, in quanto, una volta ammesso che il continuo si può dividere, la divisibilità dovrebbe andare fino all'infinito; ma, d'altro lato, se nulla è veramente uno, neppure è molteplice, se è vero che la molteplicità è costituita da tante unità.

 

Platone dice di Zenone nel 'Fedro':

... parlava con un'arte da far sembrare agli uditori le medesime cose nello stesso tempo simili e dissimili, una e molte, immobili e mobili.

 

Aristotele lo considererà il fondatore della dialettica.
Dice nella 'Fisica':

Sono questi gli argomenti di Zenone a proposito del movimento, e tutti presentano difficoltà di soluzione. Il primo è quello secondo il quale non esiste movimento perché l'oggetto in moto deve giungere alla metà prima che al termine... Il secondo è l'argomento detto di Achille, in cui si sostiene che il più lento non sarà mai raggiunto dal più veloce: chi insegue, difatti, deve passare prima per il luogo dal quale si è mosso chi fugge; cosicché, necessariamente, il più lento conserverà sempre un minimo vantaggio... Il terzo è questo: che la freccia in movimento sta ferma. Esso poggia sul presupposto che il tempo sia diviso in istanti: se non si ammette questo, il ragionamento non regge...

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